La vita di dopo

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    Pensi di conoscere una storia ma sai solo come finisce. Per arrivare al cuore della storia, devi tornare alla sua origine...

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    Non deve credere che sia colpa sua.

    Ma mia moglie lo pensa. E ha ragione.

    Sua moglie, in questo momento, ha bisogno di trovare un responsabile. Perché ammettere che non ve ne sono, significherebbe impazzire e rivolgere contro sé stessa questo istinto distruttivo.

    Avrei potuto fare qualcosa...avrei potuto...

    Lo psicoterapeuta alzò una mano, interrompendolo e scuotendo appena la testa

    Non avrebbe potuto fare nulla di diverso da ciò che ha fatto. Il nostro cervello, in seguito ad un evento traumatico, tende ad elaborare soluzioni che, all'atto pratico, non sarebbero state reali. Capisce che intendo?

    Evan rimase in silenzio, lo sguardo vacuo; allora il dottore proseguì

    E' come se vedessimo una scena al rallentatore nella quale avessimo tutto il tempo di decidere cosa fare...ma la realtà è che di tempo, lei, non ne ha avuto. Tutto accade in quella frazione di secondo troppo veloce per lasciare spazio ai e ai ma.

    Non ci fu alcuna reazione da parte dell'uomo, che rimase immobile, muto, ancora perso nei suoi pensieri che il dottore non faticava ad immaginare quali fossero.

    Lavoreremo affinché arrivi ad accettare questa verità. Lei non è il colpevole di quanto accaduto.


    Lavoreremo?
    solo in quel momento Evan parve sgusciare fuori dall'apatia che lo avvolgeva, ripetendo le parole del suo interlocutore con tono quasi beffardo
    Ha forse perso un figlio anche lei?
    gli chiese, con una punta di malignità...che poteva saperne lui di come si sentiva? Di quello che provava? Credeva forse che con tutte quelle belle parole avrebbe messo a tacere il dolore che lo stava divorando?

    Lo psicoterapeuta non cedette alla provocazione e rispose invece con calma

    No.

    Capiva la disperazione dell'uomo che aveva davanti e sentì di dover correggere il tiro, quindi aggiunse

    Ha ragione, io non posso nemmeno lontanamente immaginare cosa sta passando e non ho la presunzione di volermi mettere nei suoi panni. Ma lei dovrà comunque affrontare la perdita, che sia con me o con qualcun altro.
    Fece solo una breve pausa, poi disse
    Vada a casa adesso.

    Perché, è finito il tempo?

    di nuovo sarcasmo nella voce di Evan, e di nuovo il dottore si limitò a rispondere con pacatezza

    Come può notare, non ci sono orologi alle pareti del mio studio, né al mio polso
    si tirò appena su la manica del maglioncino di lana grigio, mostrandoglielo
    I colloqui con i miei pazienti non sono scanditi dal giro delle lancette su un quadrante...
    ci tenne a precisare; per lui il proprio lavoro era una cosa seria, e lo era ancora di più l'ascolto delle persone che gli si rivolgevano in cerca di un aiuto concreto.
    ma ritengo sia meglio che vada a riposare. Potrà tornare domani, all'ora che vuole. Purché torni...mi creda è importante che lo faccia.

    Evan si alzò dalla poltrona, stanco senza aver fatto niente. Afferrò il proprio cappotto e lo indossò, mentre il dottore gli domandava se ci fosse qualcuno ad aspettarlo, fuori di lì...disse di no, e che avrebbe preso un taxi. Così l'uomo glie ne chiamò subito uno che arrivò dopo una decina di minuti circa.


    Quando Evan varcò la soglia di casa, la verità gli piombò addosso in tutta la sua durezza. La voce di Dorian non avrebbe più attraversato quei corridoi, non avrebbero più dovuto chiamare il suo nome affinché scendesse dalla sua stanza per andare a cena...l'assenza di quel figlio rimbombava ora tra le pareti e quel silenzio sembrava stordirlo.
    Salì lentamente le scale, fino alla camera da letto, convinto di trovarvi sua moglie...ma Iris non era lì. Solo allora si accorse che una fievole lama di luce giungeva da un'altra stanza, proiettandosi sul pavimento; aprì quella porta appena accostata e trovò la donna distesa sul letto di Dorian con una sola abat-jour a rischiarare l'ambiente buio.
    Si avvicinò e le sedette accanto, carezzandole i capelli scarmigliati

    Posso fare qualcosa per te?

    le domandò, ma lei non rispose. Se ne stava così, in quello stato pietoso da giorni; non si lavava, non mangiava e a malapena riusciva ad alzarsi per andare in bagno...la camera sapeva di chiuso e di sudore.

    Devi mettere qualcosa nello stomaco...

    le disse ancora. Ormai non faceva che ingerire cocktail di tranquillanti e barbiturici, nella speranza di alleviare quella sofferenza che l'aveva trasformata anche fisicamente: Iris magra lo era sempre stata, ma adesso aveva perso ogni tratto di quella fascinosa bellezza; la pelle, pallida quasi trasparente, stava attaccata al suo corpo scheletrico assottigliandosi ogni giorno di più, i capelli erano un groviglio di sporcizia e aveva profonde occhiaie che sottolineavano il suo tormento e la privazione del sonno.

    E credi davvero che io possa avere fame?

    La voce le uscì roca e stizzita, quasi non sembrava la sua

    Vuoi fare qualcosa per me? Puoi ridarmi Dorian, puoi fare questo?

    L'espressione di Evan s'incupì, ma lei non poté vederlo girata di spalle. Volutamente e cocciutamente si ostinava a non volerlo a guardare. Il silenzio che seguì le diede tutte le risposte per sentenziare un unico verdetto

    Allora vattene. Lasciami sola.

    Affondò maggiormente il volto nel cuscino e subito il suo petto fu scosso nuovamente da singhiozzi soffocati; la mano di Evan si ritrasse piano da lei e rispettando quella sua volontà l'uomo uscì dalla stanza, tornando al piano inferiore.
    L'intero ambiente era avvolto dall'oscurità; le finestre e le imposte di ogni stanza erano chiuse, per paura che qualche curioso o i giornalisti potessero intromettersi in quell'intima faccenda...
    Dato che non aveva appetito andò a sedersi su una delle poltrone in soggiorno, dove più niente era stato toccato; lo zaino di Dorian giaceva ancora ai piedi del divano, là dove lo aveva lasciato quel giorno di ritorno da scuola, il suo ultimo giorno prima della tragedia.
    Per un attimo si ritrovò a fissare il punto in cui suo figlio era stato raggiunto dal proiettile che aveva messo fine alla sua breve esistenza, ai suoi sogni di adolescente, a qualsiasi progetto potesse avere in mente con la sua giovane età...rivide il suo volto esanime, i suoi occhi dilatati dalla paura perché forse aveva avuto il tempo di rendersi conto che stava morendo, o magari solo per l'indicibile dolore che la ferita gli aveva procurato.
    E mentre le sue dita si artigliavano ai braccioli della poltrona lo pervase lo stesso senso d'impotenza che lo aveva assalito anche allora, costretto a guardare Dorian la cui vita scivolava via inesorabile dal suo corpo; avvertì qualcosa contorcersi alla bocca dello stomaco, un senso prepotente di nausea, allora si alzò e raggiunse la vetrina dei liquori, prendendone una bottiglia di whisky.
    Si riempì mezzo tumbler e lo mandò giù come fosse stata acqua; ma la sua era una sete diversa...gli sembrava di annaspare e soffocare in quei ricordi tanto vividi e, sebbene fossero l'unica cosa che gli restasse, desiderava che lo lasciassero almeno per un istante!
    Fu per questo che tornò a riempirlo una seconda volta e poi una terza fin quando il campanello d'ingresso non suonò, ripetutamente e fastidiosamente, lasciandolo con la bottiglia a mezz'aria...la ripose nella vetrina e con ancora il bicchiere in mano raggiunse cauto la porta, immaginando già di ritrovarsi faccia a faccia con qualche paparazzo, ma quando aprì davanti a lui si stagliò la figura di Miranda Priestly, impeccabile nel suo abito color cobalto.
    I capelli ben ordinati e pettinati, il trucco sulle palpebre, la borsa che immancabilmente riprendeva le tonalità del vestito e delle scarpe col tacco...si domandò come fosse possibile che vi fosse ancora qualcuno che aveva il tempo per occuparsi della propria immagine nel mezzo di una tempesta.

    Non c'è la domestica?

    Fu la prima cosa che chiese.
    Di certo non era abituata a vedersi aprire la porta da qualcuno che non fosse la governante e ad Evan non sfuggì neppure il modo in cui lo squadrò da sopra a sotto, evidentemente trovandolo piuttosto trasandato in quella tuta dal taglio largo che indossava; sembrava che lei invece, a differenza di sua figlia che non si alzava più da quel letto, non fosse stata minimamente sfiorata dalla morte del nipote.

    Iris non vuole nessuno per casa.

    Rispose, lasciandola entrare e richiudendosi la porta alle spalle.
    Miranda andò in cucina, sul pavimento rimbombava l'eco dei suoi passi...


    To be continued

    Edited by Prince of Sayan - 21/3/2024, 13:50
     
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